Martina
L’arrivo di Martina sembra ormai un ricordo lontanissimo. Provo a raccontarlo qui, sapendo che lacrime di gioia si mescoleranno a dolore. Sono arrivata a termine della gravidanza senza disturbi (9 mesi veramente da favola!) e han voluto indurre il parto perchè nelle ultime 2 settimane il liquido amniotico era aumentato (poi avrei scoperto perchè). Provano con l’induzione con prostaglandine tramite fettuccina, ma sotto monitoraggio vedono una sospetta sofferenza fetale. Quindi provano con un dosaggio piu’ basso, con gel di prostaglandine. Idem. Allora, dopo poco che ero in ospedale, decidono per il cesareo. Sinceramente era quello che volevo. Sono per il parto naturale, ma solo quando è davvero naturale, senza interventi esterni come episiotomie, ventose o manovre atroci. Avevo piu’ paura dell’episio che non del cesareo e avevo paura che mi facessero soffrire per 3 gg di induzione prima di far nascere la mia bimba, con sofferenza anche sua.
In tempo record mi operano e vedo la mia piccola ancora coperta di vernice caseosa…piangeva..ho subito chiesto “sta bene?” mi han risposto “sì, è una bella bambina” e l’han portata via per lavarla. Quando me l’hanno riportata l’ho baciata, e mi sono inebriata del suo profumo, dolce come zucchero filato..non lo dimenticherò mai. Ho pianto di felicità…
Ma ho visto tante bollicine di liquido dalla sua bocca, e ho chiesto perchè..mi han detto che era normale, era il liquido amniotico e dovevano aspirarla. L’hanno portata via per farla vedere a mio marito ed esaminarla ed io mi sono addormetata felice mentre mi ricucivano. Finita l’operazione mi han messo in una stanzetta accanto alla sala operatoria e mi han detto che sarebbe venuto mio marito. E’ trascorso un tempo indefinito e lui non arrivava. Io ero abbastanza rinbambita, quindi non riuscivo a quantificare il tempo trascorso. E’ venuta l’ostetrica (che tra l’altro era quella del corso preparto e quella che era con me in sala parto) a dirmi che mio marito sarebbe arrivato a momenti. Ho chiesto come stava la bimba e mi ha detto che c’erano problemi, ma poi sarebbe venuta la pediatra a dirmi di cosa si trattava. Ho iniziato a piangere disperata, ma ero confusa, forse per l’effetto dei farmaci..la mia testa era annebbiata..
Poi è venuto mio marito, mi ha preso la mano e mi ha detto che la nostra bambina aveva un problema all’esofago, e l’avrebbero trasferita a Bergamo, dove sono specialisti in questo tipo di disturbi. Lui doveva andare via con lei.
Mi han portata in una stanza in ostetricia (fortunatamente non in ginecologia insieme alle altre mamme e ai loro bimbi) e lì mi han portato la mia piccola, dentro l’incubatrice..mio marito mi avrebbe raccontato poi che sembrava una scena surreale ed io ero disperata..non riuscivo a sedermi sul letto per quardarla bene, le ho fatto una foto col cellulare per averla accanto a me mentre me la portavano via. I 4 giorni seguenti per me sono stati un calvario..non ricordo di aver trascorso mezzora senza piangere, e a chi mi chiede dei delori del cesareo, posso rispondere solo che dopo 1 giorno dall’operazione mi alzavo dal letto e camminavo per i reparti, e a parte un po’ di fastidio quando mi alzavo dal letto non penso che quello che ho provato fosse doloroso. Sicuramente era talmente tanta la voglia di uscire dall’ospedale e andare dalla mia bambina che il resto non contava. Il giorno dopo il parto l’hanno operata di atresia esofagea con fistola tracheale. 3 ore e mezzo d’intervento per ridare la vita alla mia bambina. Ho trascorso 3 giorni in ospedale a Desio in cui non mi rendevo conto di aver partorito e a volte mi toccavo la pancia perchè pensavo che la mia bimba fosse ancora al caldo, protetta dentro di me.
C’erano momenti in cui mi sembrava di impazzire, sempre col telefono in mano aspettando che mio marito mi chiamasse per darmi notizie, aspettando mms per vedere mia figlia…
Ma lei aveva bisogno di me, come io di lei. Quando da Bergamo mi han detto che avrei potuto darle il mio colostro mi sono attaccata giorno e notte al tiralatte in modo che mio marito potesse portarle un po’ di me. Non lo ringrazierò mai abbastanza per essersi saputo dividere tra Bergamo e Desio, tra la nostra bimba e me, e per essere riuscito a darmi coraggio quando lui stesso aveva il cuore lacerato.
Sono riuscita a farmi dimettere dopo 3 giorni dal cesareo anzichè 4 e poi son andata a trovarla.
Ho finalmente visto mia figlia e anche se aveva piu’ tubi e fili infilati in ogni parte del corpo piuttosto che capelli, ero felice di stare finalmente con lei giorno e notte.
Ho così conosciuto il reparto di rianimazione pediatrica e l’atmosfera surreale che si respira accanto alle altre mamme e ai loro figli. Giorno dopo giorno la mia bimba stava meglio e quando il medico mi ha detto “Solo buone notizie per Martina. Possiamo portarla in terapia intensiva neonatale a Monza”, ero felice.
Dopo una settimana trascorsa insieme a lei, giorno e notte, la doccia fredda: non potevo stare con la mia bimba anche di notte in TIN. Col senno di poi ho realizzato che era meglio così perchè anche se stavo bene avevo pur sempre subito un’operazione e le lunghi notti senza sonno iniziavano a farsi sentire.
Ho così assaporato giorno per giorno i progressi della mia bimba: la prima tutina, la prima volta al seno, il primo bagnetto. E dopo 2 settimane finalmente…casa!
Senza mio marito che mi è stato accanto col suo immenso amore, la mia e la sua famiglia, i miei amici…sarei impazzita. Senza il sostegno della Fede non avrei saputo a cosa aggrapparmi per non andare fuori di testa, grazie a Dio ora siamo tutti e 3 qui a sorridere e a raccontare la nostra esperienza agli altri.
C’è una piccola lettera nella bacheca davanti al’ingresso della cappella dell’ospedale di Monza che ormai porto sempre con me. Ve la trascrivo:
“Prima di mandarti la Croce che stai portando, Dio l’ha guardata con i Suoi occhi sapienti, l’ha esaminata con la Sua santa logica, l’ha controllata con la Sua infinita giustizia, l’ha riscaldata con il Suo cuore pieno d’amore, l’ha pesata bene con le Sue mani affettuose, affinché non accadesse che fosse più pesante di quanto tu possa sopportare. E dopo avere valutato il tuo coraggio, l’ha benedetta e l’ha appoggiata sulle tue spalle: puoi portarla! Tienila forte e sali il Golgota verso la resurrezione.”
Tra 2 mesi Martina compirà 2 anni.
Dal punto di vista medico, dopo la prima operazione ha subìto 3 dilatazioni esofagee per presenza di stenosi. A giugno dovrà ripetere la gastroscopia di controllo.
Dalla nascita assume Omeprazolo, Motilium e Gaviscon. Si alimenta bene, mastica e ingoia pezzi di cibo anche grossi, non ha mai avuto problemi (a parte qualche capriccio ma nella norma!).
E’ una bimba molto solare, intelligente, ama la compagnia e non sta mai ferma!
E’ il nostro miracolo e spesso mi dimentico dell’operazione a cui è stata sottoposta alla nascita.
Martina, sei la nostra luce!
son contenta per martina, stessa esperienza vissuta ma con un finale un po diverso che oggi a dieci anni ci segna sempre piu. non ci diamo pace e dico ma è possibile che di atresia si muoia? cmq la felicità nel leggere le vs testimonianze mi fa ben sperare , affincheè non vi siano più errori e la ricerca vada avanti e che il mio angelo vegli sui futuri bimbi. Auguriiiii
Cara Elisa, ti ho risposto nel post precedente. Ma purtroppo non ci sono parole adeguate per dirti quanto, come genitori, ti siamo vicini e speriamo che leggere queste nostre storie possa portarti un po’ di conforto.
sono felicissima di leggere le vs realtà, lo dico e lo sostengo con il cuore . 10 anni or sono sembrava qsi un tabu’. due angeli a distanza di un mese prima una e poi la nostra stellina. a mezzo internet contattai un sito di ricerca della francia ma era gia tardi degli incompetenti che operarono la mia stellina uscendo dal presidio operatorio cosi mi risposero” abbiam fatto il possibile i monconi era distanti” ma un esame preliminare no? arrivati a napoli al santobono i chirurghi facendo un esplorazione ecografica videro cio che avevano fatto e disfatto i chirurghi di palermo, e conclusero con un sorriso è una vergogna! mi senti di stare peggio del terzo mondo , avvert la perdità ancor prima che la stessa mi fosse preannunciata. facemmo palermo napoli per due mesi, in viaggio per la speranza nn badando a nulla. ma lì la mia vita sispense con le lacrime agli okki di tutta l’equipe che la segui e col rifiuto di ognuno di essi a staccarla dai respiratori. un calvario ma allo stesso nessuno di noi e tutti colore che le davano cure era mai pesato perke era lei che ci dava lo forza per sperare. non vi voglio perdere di vista voglio leggervi sempre di piu affinche il mio cuore possa ri-gioire pensando alle guarigioni dei vs tesori.
La storia di Martina mi ricorda per tanti versi quella mia e del mio adorato Gabriele. Il parto il distacco e poi la gioia di averlo a casa