Per raccontare cosa avviene alla nascita, riportiamo le parole di una coppia di genitori:
“Nel nostro caso non sapevamo dell’AE della nostra bambina prima del parto, ma eravamo a conoscenza di altri problemi e abbiamo tentato di prepararci al meglio.
Prima di tutto abbiamo cercato un ospedale in cui partorire nel quale ci fosse un’ unità di Terapia Intensiva Neonatale, si chiamano strutture di 3° livello. Poi ci siamo accertati che, nel caso il bambino avesse avuto bisogno di interventi chirurgici (come è stato), fosse tempestivamente trasportato in un ospedale pediatrico dove si effettuano interventi di chirurgia neonatale.
Inoltre, ci siamo fatti seguire da una psicologa specializzata nell’assistenza al puerperio che ha seguito la mamma in ospedale prima e dopo il parto, “sollevando” i genitori dalle tantissime tensioni che si creano con i medici, i parenti e anche tra i genitori stessi.
Se non ci sono controindicazioni specifiche, nel nostro caso purtroppo ce ne erano, è consigliato far nascere il bambino con parto naturale. Al di là degli aspetti medici, questa è una scelta importantissima per la mamma e per il bambino. Mamme, se questa decisione vi preoccupa e se altri ve la sconsigliano, pensate che probabilmente sarete separate dal vostro bambino quasi subito dopo la nascita, in alcuni casi non potrete neanche prenderlo in braccio (ma insistete il più possibile per farlo!!!), quindi partorire spontaneamente sarà un’opportunità unica di stabilire un profondo legame fisico ed emotivo con il vostro bambino.
Questo legame sarà messo a dura prova nei giorni successivi, quando voi non potrete ancora alzarvi dal letto e andarlo a trovare. Anche quando sarete in grado di andare a visitarlo passerà del tempo prima che potrete abbracciarlo, probabilmente all’inizio lo vedrete e accarezzerete attraverso un’ incubatrice. Il ricordo delle sensazioni del parto, fossero anche dolorose e traumatiche, vi aiuterà a sentire vicino il vostro piccolo anche se fisicamente non è lì con voi.
Se l’ospedalizzazione del vostro bambino si dovesse protrarre per qualche settimana o anche di più, vi sembrerà sempre più difficile stabilire un contatto forte….il famoso bonding. A noi è capitato di avere una sensazione di straniamento guardando dentro quella scatola di vetro, pensando: “Ma questa è proprio nostra figlia?”. Sono pensieri tremendi, che in pochi ammetteranno di aver avuto, eppure sono naturali. Quando arriva un bambino comincia un percorso di conoscenza fatto di odori, sensazioni tattili, rumori, contatto fisico. Queste esperienze sono profondamente distorte, se non precluse quando il vostro bambino viene ricoverato in terapia intensiva. Quindi, ci sentiamo di raccomandarlo ancora una volta, insistete per fare un parto naturale!
La seconda raccomandazione molto importante è fate immediatamente di tutto per dare il vostro latte al bambino. Questo potrà sembrarvi complicato, soprattutto all’inizio per motivi di ordine organizzativo (“Come faccio se devo andare avanti e indietro dall’ospedale?”), fisico (“Sono troppo stanca e debilitata!”) e psicologico (“Sono triste e preoccupata e poi non si può allattare senza avere il bambino vicino!”). Bene, fidatevi, con un po’ di sforzo, organizzazione e molto aiuto, ce la potete fare già dal primo giorno dopo il parto e il valore di questo gesto sarà inestimabile per voi e per il vostro bambino, da tutti i punti di vista. L’importante è non scoraggiarsi e non farsi scoraggiare.
Anche per i bambini che nascono senza problemi, l’allattamento al seno all’inizio non è così semplice e naturale come si potrebbe pensare, soprattutto per il primo figlio e sono in pochi nel nostro paese, medici e ostetriche, ad incoraggiarlo sul serio. Non vogliamo dilungarci sui motivi di questa scarsa cultura dell’allattamento in Italia, ma vi suggeriamo di informarvi accuratamente presso la Lega del Latte e abbonandovi ad un’ottima rivista per genitori curata da un’associazione di pediatri italiani, UPPA (Un Pediatra Per Amico).Se il vostro bambino è ricoverato in un ospedale pediatrico serio saranno gli stessi medici e infermiere del reparto a raccomandare che cominciate da subito a tirarvi il latte e a spiegarvi come farlo al meglio. Purtroppo il vostro bambino non potrà attaccarsi al seno i primi giorni, quindi dovrete essere voi a stimolarlo con i massaggi per far scendere il colostro (importantissimo, raccogliete anche poche gocce) e poi il latte. Se in ospedale non vi forniscono indicazioni, trovate una brava ostetrica, una mamma, una consulente della Lega del Latte e chiedete aiuto. Compratevi un buon tiralatte, meglio se doppio, e tante bustine o vasetti per congelarlo. La soddisfazione di poter dare al vostro bambino il vostro latte non appena sarà possibile cominciare ad alimentarlo vi ripagherà di tutta la fatica e lo scoraggiamento di questi giorni. Sarà molto importante per la sua salute, aumenterà le sue difese immunitarie e gli farà arrivare un vostro concreto messaggio d’amore.
Ma sarà molto importante anche per voi. Il latte sarà il primo forte legame che potrete stabilire con lui. Non credete a chi vi dice che non ce la potete fare, che lo stress vi farà andar via il latte, che la mancanza di suzione non vi stimolerà a sufficienza. Se trovate l’aiuto giusto e vi procurate gli strumenti necessari ce la farete! Anche se il vostro latte non sarà sufficiente a coprire il suo fabbisogno non importa, perseverate! A tutte le mamme che portano il latte ai propri piccoli ricoverati in terapia intensiva o in altri reparti neonatali dovrebbe essere fatto un monumento…mentre spesso non si riceve neanche un briciolo di supporto, anzi si viene ostacolati o guardati con sufficienza.
Se comunque, nonostante gli sforzi, non ce la fate o non ve la sentite, non preoccupatevi e non aggiungete sensi di colpa a quelli che, probabilmente, già state covando. Non appena potrete prendere il vostro piccolo in braccio e vedere che nonostante tutto anche lui ha voglia di ciucciare e cerca il seno o la tettarella, tante angosce svaniranno.
Mamma e Papà: ruoli diversi e complementari per affrontare i primi giorni del vostro piccolo
Mai come nei primi giorni dopo il parto i ruoli dei genitori di un bimbo nato con AE si devono differenziare.
Appena nato il vostro bambino sarà sottoposto ad alcuni accertamenti, il più importante per verificare se effettivamente c’è AE è l’inserimento di un sondino naso- gastrico che dal naso dovrebbe arrivare allo stomaco. Se il sondino si arrotola sul fondo cieco della “tasca” del moncone superiore e torna indietro è un chiaro segnale che l’esofago presenta una discontinuità. Capita talvolta che questo esame non venga effettuato e ci si accorga dell’AE solo una volta che il bambino comincia a prendere il latte e lo vomita immediatamente rischiando di soffocarsi. Ebbene, in quei primi momenti dopo il parto, quando il neonatologo o il pediatra fanno la visita di controllo del vostro bambino la mamma non potrà essere presente, è importante quindi che ci sia il papà. A lui verranno date tutte le informazioni importanti sulla condizione del bambino e sui prossimi passi da compiere.
Il papà sarà il messaggero che riporterà le informazioni alla mamma e poi, secondo le indicazioni dei medici, accompagnerà il bambino nella struttura dove dovrà essere ricoverato per fare l’intervento chirurgico. E’ molto importante, anche se non potrà prendere il braccio il piccolo, che il papà sia vicino al bambino e gli faccia sentire la sua presenza. Per la nostra esperienza questi momenti sono stati cruciali per creare un legame unico tra padre e figlia, un rapporto speciale, che normalmente non si crea subito dopo il parto, quando è la mamma a relazionarsi in modo privilegiato con il neonato. Lo stesso vale per i due o tre giorni seguenti, quando la mamma ancora non potrà alzarsi per andare a visitare il piccolo, soprattutto se ha fatto un parto cesare. Il papà avrà un compito importantissimo e delicato: rassicurare e informare la mamma, parlare con i medici e sbrigare le procedure amministrative, ma soprattutto stare accanto al piccolo prima dell’intervento, che di solito avviene entro un paio di giorni dalla nascita. Tutto questo richiede una grande lucidità e forza da parte dei papà che potranno sentirsi soli e disorientati. Fatevi aiutare, non vergognatevi di chiedere supporto a parenti e amici. Questo è un momento difficile e il vostro ruolo è indispensabile! Pensate che in queste poche ore si decide il destino di vostro figlio, come in un secondo parto e voi avete, in qualche modo, il privilegio si essere presenti, siatene orgogliosi.
Se potete fate una foto al vostro bambino prima che sia operato e portatela alla mamma, l’aiuterà a sentirlo vicino e in futuro sarà un ricordo importante per tutta la famiglia.
A questo proposito ci fa piacere condividere con voi una piccola preziosa esperienza: la nostra piccola è nata con un solo pollice, prima di essere trasportata all’ospedale dove sarebbe stata operata, il papà le ha fatto una fotografia dall’oblò dell’incubatrice. Non solo faceva una smorfia di sorriso ma aveva il pugno chiuso e l’unico pollice alzato, come a dirci “tutto ok” non preoccupatevi andrà tutto bene!”
La nascita
Per raccontare cosa avviene alla nascita, riportiamo le parole di una coppia di genitori:
“Nel nostro caso non sapevamo dell’AE della nostra bambina prima del parto, ma eravamo a conoscenza di altri problemi e abbiamo tentato di prepararci al meglio.
Prima di tutto abbiamo cercato un ospedale in cui partorire nel quale ci fosse un’ unità di Terapia Intensiva Neonatale, si chiamano strutture di 3° livello. Poi ci siamo accertati che, nel caso il bambino avesse avuto bisogno di interventi chirurgici (come è stato), fosse tempestivamente trasportato in un ospedale pediatrico dove si effettuano interventi di chirurgia neonatale.
Inoltre, ci siamo fatti seguire da una psicologa specializzata nell’assistenza al puerperio che ha seguito la mamma in ospedale prima e dopo il parto, “sollevando” i genitori dalle tantissime tensioni che si creano con i medici, i parenti e anche tra i genitori stessi.
Se non ci sono controindicazioni specifiche, nel nostro caso purtroppo ce ne erano, è consigliato far nascere il bambino con parto naturale. Al di là degli aspetti medici, questa è una scelta importantissima per la mamma e per il bambino. Mamme, se questa decisione vi preoccupa e se altri ve la sconsigliano, pensate che probabilmente sarete separate dal vostro bambino quasi subito dopo la nascita, in alcuni casi non potrete neanche prenderlo in braccio (ma insistete il più possibile per farlo!!!), quindi partorire spontaneamente sarà un’opportunità unica di stabilire un profondo legame fisico ed emotivo con il vostro bambino.
Questo legame sarà messo a dura prova nei giorni successivi, quando voi non potrete ancora alzarvi dal letto e andarlo a trovare. Anche quando sarete in grado di andare a visitarlo passerà del tempo prima che potrete abbracciarlo, probabilmente all’inizio lo vedrete e accarezzerete attraverso un’ incubatrice. Il ricordo delle sensazioni del parto, fossero anche dolorose e traumatiche, vi aiuterà a sentire vicino il vostro piccolo anche se fisicamente non è lì con voi.
Se l’ospedalizzazione del vostro bambino si dovesse protrarre per qualche settimana o anche di più, vi sembrerà sempre più difficile stabilire un contatto forte….il famoso bonding. A noi è capitato di avere una sensazione di straniamento guardando dentro quella scatola di vetro, pensando: “Ma questa è proprio nostra figlia?”. Sono pensieri tremendi, che in pochi ammetteranno di aver avuto, eppure sono naturali. Quando arriva un bambino comincia un percorso di conoscenza fatto di odori, sensazioni tattili, rumori, contatto fisico. Queste esperienze sono profondamente distorte, se non precluse quando il vostro bambino viene ricoverato in terapia intensiva. Quindi, ci sentiamo di raccomandarlo ancora una volta, insistete per fare un parto naturale!
La seconda raccomandazione molto importante è fate immediatamente di tutto per dare il vostro latte al bambino. Questo potrà sembrarvi complicato, soprattutto all’inizio per motivi di ordine organizzativo (“Come faccio se devo andare avanti e indietro dall’ospedale?”), fisico (“Sono troppo stanca e debilitata!”) e psicologico (“Sono triste e preoccupata e poi non si può allattare senza avere il bambino vicino!”). Bene, fidatevi, con un po’ di sforzo, organizzazione e molto aiuto, ce la potete fare già dal primo giorno dopo il parto e il valore di questo gesto sarà inestimabile per voi e per il vostro bambino, da tutti i punti di vista. L’importante è non scoraggiarsi e non farsi scoraggiare.
Anche per i bambini che nascono senza problemi, l’allattamento al seno all’inizio non è così semplice e naturale come si potrebbe pensare, soprattutto per il primo figlio e sono in pochi nel nostro paese, medici e ostetriche, ad incoraggiarlo sul serio. Non vogliamo dilungarci sui motivi di questa scarsa cultura dell’allattamento in Italia, ma vi suggeriamo di informarvi accuratamente presso la Lega del Latte e abbonandovi ad un’ottima rivista per genitori curata da un’associazione di pediatri italiani, UPPA (Un Pediatra Per Amico).Se il vostro bambino è ricoverato in un ospedale pediatrico serio saranno gli stessi medici e infermiere del reparto a raccomandare che cominciate da subito a tirarvi il latte e a spiegarvi come farlo al meglio. Purtroppo il vostro bambino non potrà attaccarsi al seno i primi giorni, quindi dovrete essere voi a stimolarlo con i massaggi per far scendere il colostro (importantissimo, raccogliete anche poche gocce) e poi il latte. Se in ospedale non vi forniscono indicazioni, trovate una brava ostetrica, una mamma, una consulente della Lega del Latte e chiedete aiuto. Compratevi un buon tiralatte, meglio se doppio, e tante bustine o vasetti per congelarlo. La soddisfazione di poter dare al vostro bambino il vostro latte non appena sarà possibile cominciare ad alimentarlo vi ripagherà di tutta la fatica e lo scoraggiamento di questi giorni. Sarà molto importante per la sua salute, aumenterà le sue difese immunitarie e gli farà arrivare un vostro concreto messaggio d’amore.
Ma sarà molto importante anche per voi. Il latte sarà il primo forte legame che potrete stabilire con lui. Non credete a chi vi dice che non ce la potete fare, che lo stress vi farà andar via il latte, che la mancanza di suzione non vi stimolerà a sufficienza. Se trovate l’aiuto giusto e vi procurate gli strumenti necessari ce la farete! Anche se il vostro latte non sarà sufficiente a coprire il suo fabbisogno non importa, perseverate! A tutte le mamme che portano il latte ai propri piccoli ricoverati in terapia intensiva o in altri reparti neonatali dovrebbe essere fatto un monumento…mentre spesso non si riceve neanche un briciolo di supporto, anzi si viene ostacolati o guardati con sufficienza.
Se comunque, nonostante gli sforzi, non ce la fate o non ve la sentite, non preoccupatevi e non aggiungete sensi di colpa a quelli che, probabilmente, già state covando. Non appena potrete prendere il vostro piccolo in braccio e vedere che nonostante tutto anche lui ha voglia di ciucciare e cerca il seno o la tettarella, tante angosce svaniranno.
Mamma e Papà: ruoli diversi e complementari per affrontare i primi giorni del vostro piccolo
Mai come nei primi giorni dopo il parto i ruoli dei genitori di un bimbo nato con AE si devono differenziare.
Appena nato il vostro bambino sarà sottoposto ad alcuni accertamenti, il più importante per verificare se effettivamente c’è AE è l’inserimento di un sondino naso- gastrico che dal naso dovrebbe arrivare allo stomaco. Se il sondino si arrotola sul fondo cieco della “tasca” del moncone superiore e torna indietro è un chiaro segnale che l’esofago presenta una discontinuità. Capita talvolta che questo esame non venga effettuato e ci si accorga dell’AE solo una volta che il bambino comincia a prendere il latte e lo vomita immediatamente rischiando di soffocarsi. Ebbene, in quei primi momenti dopo il parto, quando il neonatologo o il pediatra fanno la visita di controllo del vostro bambino la mamma non potrà essere presente, è importante quindi che ci sia il papà. A lui verranno date tutte le informazioni importanti sulla condizione del bambino e sui prossimi passi da compiere.
Il papà sarà il messaggero che riporterà le informazioni alla mamma e poi, secondo le indicazioni dei medici, accompagnerà il bambino nella struttura dove dovrà essere ricoverato per fare l’intervento chirurgico. E’ molto importante, anche se non potrà prendere il braccio il piccolo, che il papà sia vicino al bambino e gli faccia sentire la sua presenza. Per la nostra esperienza questi momenti sono stati cruciali per creare un legame unico tra padre e figlia, un rapporto speciale, che normalmente non si crea subito dopo il parto, quando è la mamma a relazionarsi in modo privilegiato con il neonato. Lo stesso vale per i due o tre giorni seguenti, quando la mamma ancora non potrà alzarsi per andare a visitare il piccolo, soprattutto se ha fatto un parto cesare. Il papà avrà un compito importantissimo e delicato: rassicurare e informare la mamma, parlare con i medici e sbrigare le procedure amministrative, ma soprattutto stare accanto al piccolo prima dell’intervento, che di solito avviene entro un paio di giorni dalla nascita. Tutto questo richiede una grande lucidità e forza da parte dei papà che potranno sentirsi soli e disorientati. Fatevi aiutare, non vergognatevi di chiedere supporto a parenti e amici. Questo è un momento difficile e il vostro ruolo è indispensabile! Pensate che in queste poche ore si decide il destino di vostro figlio, come in un secondo parto e voi avete, in qualche modo, il privilegio si essere presenti, siatene orgogliosi.
A questo proposito ci fa piacere condividere con voi una piccola preziosa esperienza: la nostra piccola è nata con un solo pollice, prima di essere trasportata all’ospedale dove sarebbe stata operata, il papà le ha fatto una fotografia dall’oblò dell’incubatrice. Non solo faceva una smorfia di sorriso ma aveva il pugno chiuso e l’unico pollice alzato, come a dirci “tutto ok” non preoccupatevi andrà tutto bene!”
keyhealthplan.com
Info
Per condividere le vostre esperienze e rispondere alle vostre domande potete scrivere a info@atresiaesofagea.it
Per iscrivervi all’associazione
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